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Il Fallimento Educativo

Per tutti gli educatori e soprattutto per i genitori, riprendo un bel testo del Card. Martini

don Paolo

 

IL FALLIMENTO EDUCATIVO

          Si tratta di guardarsi subito da un rischio assai grave: quello cioè di voler cercare delle ricette che “finalmente” ci permettano di agire con incisività sui giovani, che trattengano gli adolescenti dalla “fuga” dopo la cresima, che ci dicano come interessare i più piccoli alla catechesi, che ci svelino il segreto per frenare la diserzione degli adulti dalla Messa festiva o dalla catechesi.

          È bene dire subito che queste ricette non le ho, e se le avessi le avrei comunicate alla diocesi fin dal giorno del mio ingresso senza aspettare tanti anni. Dirò anzi di più: neppure Gesù possedeva tali ricette. Altrimenti non sarebbe stato tradito da Giuda, rinnegato da Pietro, abbandonato dagli altri apostoli, insultato dalla folla che aveva beneficato e della quale era stato catechista instancabile e competente.

          Che significa tutto ciò? Che lo sforzo che stiamo facendo nella nostra Chiesa locale, fin dallo scorso anno, per “educare” secondo il cuore di Dio, così come Dio educa, e l’attenzione più specifica che vogliamo dare quest’anno a itinerari educativi tipici della comunità cristiana non ci metteranno al riparo da delusioni. Esse vanno “messe in conto” in un’azione che si sviluppa da una libera volontà verso un’altra volontà libera.

          La meta che ci proponiamo di raggiungere è molto più modesta: far sì che i fallimenti non siano da imputarsi del tutto alla nostra negligenza, sconsideratezza e faciloneria nell’educare; e soprattutto aiutarci a inglobare il concetto stesso di fallimento (“parziale”) in una visione complessiva del cammino educativo. Del cammino cioè che intende portare una creatura umana, fragile e peccatrice, dall’ignoranza di Dio, dall’incredulità o dalla poca o piccola fede alla fede adulta e alla maturità cristiana della vita.

          Supplico dunque fin dall’inizio i miei lettori a non considerare le delusioni educative (che fino alla conclusione della vita sono solo semplicemente “parziali”, cioè riparabili e recuperabili) come un fatto accidentale o estraneo al processo educativo. Studiamoci di imitare il realismo di Dio che tracciando cammini educativi per l’umanità e per il suo popolo, sa non solo prevenire nei limiti del possibile il fallimento, ma anche prevederlo, valutarlo con oggettività, pronto a rimediarvi subito con un amore ancora più grande e creativo.

          È così che Gesù prevede e addirittura predice il tradimento di Giuda (cf Mt 26, 21), il rinnegamento di Pietro (cf Mc 14, 30) e la fuga di tutti gli altri (cf Mt 26, 31). Egli ha coscienza in anticipo di alcuni fallimenti dei suoi sforzi di educatore.

          E che cosa dice la parabola della zizzania e del buon grano (cf Mt 13, 24-30) se non che Gesù sa molto bene che nel suo campo seminerà anche il nemico? E la parabola del seminatore (cf Mt 13, 1-9; Mc 4,1-9; Lc 8, 4-8) non è forse l’annuncio di difficoltà tali, per il seme, da contrastare e persino da impedire la maturazione di quanto è stato sparso con amore nel terreno?

          Eppure Gesù continua a seminare senza stancarsi. La sua è la pazienza mai vinta del padre del figliuol prodigo (cf Lc 15, 11-32). Possiamo immaginare di quante cure educative fosse stato oggetto questo ragazzo prima della sua partenza, e il dolore del padre quando egli volle andarsene. Di solito la decisione di un adolescente di “andare in un paese lontano” è connessa con aspre discussioni, con prolungati e cupi silenzi, con penose incomprensioni. Ma il testo evangelico sorvola su tutto ciò, e ci mostra il padre solo in atteggiamento di attesa, con una straordinaria prontezza a riaccogliere (cf Lc 15, 20), il che suppone che egli non avesse mai ritenuto definitivo o irreparabile il gesto compiuto dal figlio.

          Come la moneta perduta (cf Lc 15, 8-10) è occasione per ripulire e riassettare a nuovo tutta la casa, e insieme ritrovare la moneta, così ogni fallimento educativo ci interpellerà, ci scuoterà, ci spingerà a interrogarci sui nostri itinerari e programmi, e rinnoverà il nostro impegno di formatori.

          Questa era solo una premessa per dirti di non aspettare ciò che né una lettera pastorale e neanche lo Spirito santo in persona ti può dare: la chiave infallibile del risultato in ogni singolo caso. Non pensare che ti saranno risparmiate le delusioni che attendono ogni educatore: ma mettiti a collaborare con lo Spirito Santo perché tu possa superare in maniera creativa e vincente le delusioni e perché, passando attraverso la prova, tu acquisti quella sofferta paternità e maternità spirituale che rende il tuo cuore simile a quello del Padre che è nei cieli (cf Mt 5, 48; Lc 6, 36).

(C.M. Martini, Itinerari educativi - 1988 - 89)

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